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Tosti nasce nel 1846 alla vigilia della prima guerra d’indipendenza (1848). Ortona, come tutto l’Abruzzo, era compresa tra i domini del Regno delle due Sicilie e il resto della nazione era frammentata in una serie di piccoli stati influenzati da potenze straniere o direttamente governati da corone d’oltralpe. L’Italia era già stata terreno di gioco e di scontro tra vari eserciti e diversi re, aveva visto saccheggiare le proprie città, assistito alla distruzione di monumenti ed acconsentito passivamente a continui cambi d’egemonia. Nonostante le grandi disparità sociali che caratterizzavano il periodo preunitario, la nostra penisola continuava a conservare uno spirito culturale e musicale inconfondibile. Napoli era capitale borbonica. La città era centro di propulsione artistica di strabiliante importanza, i suoi conservatori erano tra i migliori d’Europa e i musicisti di formazione partenopea spadroneggiavano sulla scena dei grandi teatri e nelle corti dei più importanti sovrani del tempo. E qui che Tosti dà vita alla sua formazione, tra il tuono dei cannoni sui campi di San Martino e Solferino. Studia violino e riesce intelligentemente ad interessarsi e acquisire dimestichezza con il genere della romanza. Il 1861 è l’anno dell’Unità Nazionale e il giovane compositore è ancora intento nei suoi studi alle pendici del Vesuvio, dove rimarrà sino all’anno del suo diploma (1866) facendo da colonna sonora alla sconfitta di Custoza, al trionfo garibaldino di Bezzecca e all’affondamento di Lissa. Ortona ritornerà ad essere sua fissa dimora, ma la piccola cittadina abruzzese è ormai periferia di una grande nazione e la sua capitale, dopo essere stata strappata dalle mani papaline nel 1870, diverrà Roma. Tosti si immergerà in una città in gran fermento che vedrà quadruplicare il numero dei suoi abitanti in soli 6 mesi. Nobiltà, borghesia, denaro, opere pubbliche e patriottismo faranno da sottofondo al suo trasferimento ed i salotti romani lo accoglieranno distintamente elogiando le sue doti. Il Caffè Greco sarà luogo importante di pensiero, scambi d’opinione, conoscenze intellettuali grandiose, ma l’entusiasmo presto si spegnerà e la delusione di un Risorgimento irrealizzato, sempre stato indigesto al nero baffo savoiardo, predominerà nella neonata monarchia esiliando impeto e principi a Caprera. Meta futura sarà l’Inghilterra. L’isola britannica era vista come un importante modello di civilizzazione e ovviamente, sorti storiche differenti, ne avevano sancito il dominio incontrastato nei commerci, nel colonialismo e nell’industria all’alba della sua seconda rivoluzione. E’ ovvio che le differenze fossero tante, ma la capacità d’integrazione e la fama riuscirono a rendere Tosti uno dei più contesi docenti di canto Londinesi. Lusinghieri giudizi di sacre icone pentagrammate come Verdi avevano spianato una larga strada che conduceva fin dentro le più eleganti sale di Buckingham palace, al cospetto del lungo regno della regina che diede nome ad un’epoca. Tra una nota e l’altra, strinse mani, ascoltò stonature, acuti e gorgheggi dei reali di Prussia, Austria, Italia, Danimarca, Spagna etc. Tutto questo lo tenne lontano dalle crisi di governo, le imbarazzanti disfatte coloniali e gli scandali bancari che tenevano impegnati i suoi compatrioti. Tra il triplice accordo del 1882 e la crisi di Tangeri, ‘’l’avorio’’ dello stimato abruzzese risuonava contornato da velluti rossi e frak, lungi dalle bombe che sarebbero fioccate circa un decennio dopo. Ed è proprio durante la Grande Guerra, il 2 dicembre del 1916 che il nostro compositore si spegnerà dopo più di cinquant’anni d’onorata carriera, in una Via Veneto ignara della disfatta che il nuovo anno avrebbe portato all’Italia.

Eduardo Grumelli

Da sinistra: A. Franchetti, G. d'Annunzio, G. Puccini, F.P. Tosti, F.P. Michetti, C. Barbella, G. Ricordi. Milano, 1906. Archivio storico Istituto Nazionale Tostiano, Ortona

Da sinistra: A. Franchetti, G. d’Annunzio, G. Puccini, F.P. Tosti, F.P. Michetti, C. Barbella, G. Ricordi. Milano, 1906. Archivio storico Istituto Nazionale Tostiano, Ortona